Lettera aperta alle nostre comunità e ai candidati Sindaci e Consiglieri comunali
La politica, come affermava il beato Paolo VI, «è la forma più alta ed esigente della carità». Se i cristiani si disimpegnassero dall’impegno diretto nella politica, sarebbe tradire la missione dei fedeli laici, chiamati ad essere sale e luce nel mondo anche attraverso questa modalità di presenza. (Papa Francesco – 30 aprile 2015)
Che fare: parlarne o non parlarne? L’emergere di un apparente dubbio amletico non riesce stavolta ad intrappolare l’esigenza doverosa di non rifugiarsi in un pietroso e pavido silenzio, il silenzio delle omissioni. Ed allora… decidiamo di parlarne, di aprirci anche a questa altissima e bistrattata forma di carità che è la politica! E lo facciamo nella delicata stagione delle elezioni, con il debole ma fermo auspicio che questa occasione di partecipazione non vada sprecata.
Lo facciamo, speriamo responsabilmente, per non essere distratti e per rivolgerci con pacatezza e sincera determinazione ad una comunità chiamata a scegliere tra tensioni, stanchi tentativi di rinnovamento, affannati apparentamenti di sangue o di convenienza difficili da decifrare, paura di esporsi ed un eccessivo inoperoso attendismo proprio di chi preferisce stare alla finestra a guardare ciò che accade.
Non spetta a noi dare indicazioni specifiche su questa o quella lista, su questo o quel candidato, su questa o quella idea politica. E, comunque, non spetta a noi usare ed abusare delle nostre comunità per indebite e infruttuose invasioni di campo.
Spetta invece a noi “aiutare la gente a reagire alla tentazione della sfiducia, dell’assuefazione e della rassegnazione… Stimolare i fedeli a dar ragione della loro speranza mediante l’impegno personale”, ricordare che “gli atteggiamenti rinunciatari e di fuga rispondono alla logica dell’individualismo egoistico, che distrugge e non costruisce”.
Spetta a noi, “alla gente che chiede soluzioni facili e vie rapide, dire con chiarezza ed onestà, che la via è lunga, erta e faticosa. Bisogna che la gente sia aiutata a rendersi conto della complessità dei problemi e a non giudicare sulla base della pura emotività” nella consapevolezza che “simili valutazioni possono servire a riscuotere applausi e consensi sulle proteste, ma non a creare consenso sulle proposte”.
Spetta a noi non essere generici ed evasivi, richiamare i partiti, le liste e i gruppi schierati in campo perché ” siano consapevoli di derivare la loro legittimità etica e giuridica dall’essere politici, impegnati a curare gli interessi della città, non quelli di parte, individuali, di gruppo, di partito” o della propria famiglia.
Spetta a noi dire agli elettori che “hanno il grave dovere morale di scegliere canditati onesti. L’onestà dei candidati al governo della città deve misurarsi soprattutto dalla disponibilità al servizio, del culto al bene comune, dal rispetto della legalità, dal gusto della gratuità e anche dal coraggio fino all’eroismo, necessario per resistere a condizionamenti di ogni tipo. Bando perciò ai candidati che vogliono servirsi delle cariche pubbliche ai fini di carriera, di potere e di profitto”.
Spetta a noi, infine, indicare una sintesi vincente come criterio per la scelta dei nostri rappresentanti al governo della città, della regione e del paese: onestà e competenza. “Un “buon uomo” senza competenza può fare disastri nella pubblica amministrazione, magari diventando burattino utile nelle mani di abili e spregiudicati burattinai… Occorrono oggi ‘monaci della politica’ ; persone, cioè, “consacrate e votate” alla promozione della città e al servizio degli uomini con la stessa passione e con la stessa gratuità con cui ci si può votare al servizio di Dio”.
Spetta a noi…eppure, c’è ancora chi vorrebbe relegare la Chiesa ed i cristiani in posizioni decentrate, ai margini della vita politica, come non mancano i cavalieri di ventura, novelli crociati che sbandierano la croce ed il loro nome di cristiani per ridurre la fede ad una mera appartenenza di parte. Noi sacerdoti, in particolare, siamo consapevoli di “essere non i sostenitori di una parte, ma piuttosto promotori della comunione tra le parti; non il puntello di scelte contingenti e mutevoli, ma profeti di valori ideali che radicati nel Vangelo sono fondamentali per la costruzione della città terrena. E questi valori ideali e fondamentali il presbitero deve presentare ai membri della sua comunità come criteri ispiratori dell’azione politica, senza sostituirsi ai laici nelle scelte di candidati e partiti, né proponendole come vincolanti in coscienza, né diventandone il propagandista”.
Come spetta a noi, parroci e responsabili di comunità religiose e delle aggregazioni laicali ecclesiali delle nostre parrocchie, impegnarci a non cercare vie privilegiate per accedere ad opportunità, soprattutto finanziarie, per il sostegno delle nostre attività pastorali. In particolare, vorremmo impegnarci con chi amministrerà la nostra città a non richiedere fondi e contributi economici per iniziative strettamente liturgico-pastorali e religiose (feste patronali, processioni, sagre, spettacoli musicali e pirotecnici, installazioni di luminarie, ecc.) ma soltanto, se sarà necessario, per attività sociali e caritative a sostegno dei più bisognosi e fragili della comunità.
Confidando allo stesso tempo che, tenuto conto che “l’autonomia reciproca della Chiesa e della comunità politica non comporta una separazione che escluda la loro collaborazione”1 (infatti “possono svolgere il loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio entrambe allacciano tra loro una sana collaborazione, considerando anche le circostanze di luogo e di tempo”2) coloro, che dopo le prossime elezioni saranno chiamati a guidare la nostra città, non trascurino tra le altre queste cinque emergenze:
1) Mettere al primo posto dei propri sforzi politici la vera ed indiscussa urgenza di questo nostro tempo: il lavoro. Senza di esso, manca per un uomo o per una donna la cosa più importante: la dignità. Siamo consapevoli che le politiche sul lavoro e a favore dei lavoratori non competono ad un’ amministrazione comunale; tuttavia è opportuno studiare e rendere concreta la possibilità di reperire reali risorse, magari tagliando inutili sprechi, per una qualche forma di reddito di dignità per coloro che, dopo opportuni accertamenti, dimostrino di essere stati esclusi dal mondo del lavoro e trovino molto difficile se non impossibile rientrarvi.
2) Affrontare il tema dell’emergenza abitativa, soprattutto per le giovani coppie che vogliono formare una nuova famiglia. Molti possessori di seconde case, disposte sul territorio comunale, preferiscono lasciarle sfitte oppure affittarle solo per brevi periodi o ancora destinarle a strutture ricettive o case vacanza. Sarebbe opportuno stimolare i possessori di queste case a concedere in affitto a giovani coppie residenti sul territorio, tramite agevolazioni sulle tasse sulla casa oppure contribuendo con una parte del canone di affitto, nel caso di famiglie in grave crisi di indigenza.
3) Rispondere con più decisione all’attuale emergenza educativa e culturale. In collaborazione con tutti gli agenti educativi sul territorio, proporre occasioni di incontro, dibattito, confronto, promozione culturale, soprattutto con e per i giovani, nei quali si possano riscoprire valori importanti per la convivenza civile che, nella nostra terra, sono ancora spesso bistrattati, come il rispetto della cosa pubblica, il culto della legalità, l’educazione ambientale e il contrasto all’abusivismo edilizio, l’attenzione ai più deboli.
4) Educarsi ed educare la città perché diventi sempre più accogliente, memori delle parole che il Santo Papa Giovanni Paolo II rivolse ai sorrentini il 19 marzo del 1992: ” Animati da profonda fede, non cedete mai a compromessi ispirati dal desiderio del facile guadagno. Promuovete sempre, in maniera autentica, la causa dell’uomo. Mentre vi sforzate di migliorare e rendere più efficienti i servizi per il tempo libero, non chiudete gli occhi dinanzi a tanti fratelli vicini e lontani, privi ancora del necessario. E’ forte, infatti, la tentazione di aderire alla “congiura del silenzio”, che, soprattutto nelle località turistiche, cerca di allontanare, o addirittura di rimuovere, il ricordo di chi ha fame, o giace nella misera, o è senza casa, o è privato dei propri diritti fondamentali. “ In una città come la nostra che in ogni angolo, tra chiese, cappelle, monasteri, conventi, edicole votive, ha tracce indelebili di una profonda radicazione della comunità nel Vangelo, è insopportabile l’idea che il povero, il mendicante e lo straniero non trovino accoglienza e ristoro.
5) Operare scelte concrete perchè la piaga del gioco d’azzardo e quella della ludopatia, spesso indotta anche dall’indiscriminato e incontrollato diffondersi di sale da gioco e di slot machine nella nostra città, venga arginata e progressivamente ridimensionata. Con gli strumenti a disposizione e attraverso scelte politico amministrative che ancora una volta educhino la comunità a maturare una nuova consapevolezza circa i rischi di questa nuova grave patologia e del conseguente indebitamento, confidiamo che il nuovo governo della città affronti con decisione, rigore e chiarezza una problematica complessa che rischia pericolosamente di sfuggire a qualsiasi controllo.
Perdonateci se stavolta abbiamo detto la nostra, provando ad uscire fuori dal recinto delle nostre consuetudini e talvolta dei nostri insopportabili silenzi. Vorremmo piuttosto che tacessero i disfattisti e quanti credono ancora che questa sia una visione astratta e fiabesca della politica; vorremmo che facessero silenzio quelli che non ci credono e quelli che credono, al contrario, che l’impegno in politica richieda scaltrezza ed una strutturata disonestà; vorremmo che tacessero le pretese di quanti hanno già messo all’asta il proprio voto al miglior offerente. Taccia questo modo vecchio e consumato di subire gli eventi e parli la libera espressione delle nostre scelte e del nostro amore per questa terra e per la nostra città.
Il Consiglio dell’Unità Pastorale delle parrocchie di Sorrento
(tutti i testi in corsivo sono tratti da una Lettera dell’allora Vescovo della nostra Diocesi Mons. Cece scritta ai Sacerdoti nel 1992)
1 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, 231 (n°425)
2 Ibidem