In pellegrinaggio tra le chiese della nostra Parrocchia dal 29 Novembre al 7 Dicembre:
domenica 29 novembre Chiesa Cattedrale
lunedì 30 novembre Basilica S. Antonino
martedì 1 dicembre Chiesa S.Maria delle Grazie
mercoledì 2 dicembre Chiesa S. Maria del Carmine
giovedì 3 dicembre Chiesa SS. Rosario
venerdì 4 dicembre Chiesa dei Servi di Maria
sabato 5 dicembre Chiesa SS. Annunziata
domenica 6 dicembre Chiesa S. Francesco
lunedì 7 dicembre Chiesa Cattedrale
La Scuola per Operatori d’Aiuto è un laboratorio sperimentale che ha lo scopo di mettere in luce, in modo sano, la “spinta altruistica” di cui ognuno è portatore.
Se si vuole avere cura degli altri, occorre prima avere cura di sé e, dall’altro lato, la vera cura di sé consiste nel coltivare relazioni armoniose con gli altri.a chi è rivolto
A tutti coloro che desiderano ritrovare dentro di sé il valore del Servizio e sviluppare le proprie “abilità d’aiuto”: genitori, studenti, volontari, educatori, insegnanti, medici, infermieri, manager…dove si svolge
presso il Centro parrocchiale della Cattedrale di Sorrento
quando
il corso ha una durata annuale di 10 incontri – il martedì sera dalle ore 19.15 nelle seguenti date:
17 MAR – 14 APR – 5 MAG – 26 MAG – 16 GIU 15 SET – 6 OTT – 27 OTT – 17 NOV – 1 DIC
(il calendario può subire variazioni)
l percorso, condotto da counsellors, psicologi e psicoterapeuti, si articolerà in tre moduli:
1. Il senso dell’essere “Giver”
Oltre all’idea romantica e avventurosa dell’aiutare gli altri, cercheremo il significato più profondo del Servizio, per riconoscere i valori e le motivazioni su cui esso si fonda.
2. Rischi e risorse del “Giver efficace”
Avere consapevolezza dei nostri limiti, dei meccanismi di difesa e delle nostre potenzialità; saper essere empatici con equilibrio, senza invadere o essere invasi (tecniche per proteggere e proteggersi). Il Giver, scoprendo l’uso cosciente delle energie, attiva, attraverso la relazione, le risorse di chi viene aiutato.
3. Il Giver che possiamo diventare
Lavoreremo sulla costruzione di un’ immagine possibile di come vogliamo diventare, nella direzione dell’altruismo, della solidarietà e della cooperazione. Sapere di essere tutti quanti interconnessi ci fa riscoprire che l’Etica, oggi, non è una serie di obblighi, ma si esprime in un atto libero che affonda le radici nel cuore e che ci rende responsabili l’uno dell’altro.
All’inizio pensavamo ad un pellegrinaggio parrocchiale, poi alcune difficoltà organizzative e la concomitante circostanza delle elezioni comunali e regionali, ci hanno indotto a rinviare ad altra data un’ esperienza comunitaria di pellegrinaggio decidendo comunque di andare a Lourdes con alcuni ragazzi della nostra Associazione “il PROSSIMO e il FUTURO”.
Ho pensato di coinvolgerli in questo cammino di fede perché, ironizzando, confidavo loro di sperare in un miracolo che toccasse la loro esperienza associativa ed il servizio che quotidianamente svolgono presso la nostra parrocchia…E miracolo è stato! Nessuna rivelazione privata e nessuna apparizione, nessun fenomeno inspiegabile, nessun movimento di sole o di luna o delle montagne dei Pirenei, nessuna suggestione e nessun profumo particolare ha raggiunto i nostri sensi…niente di tutto questo. Soltanto, e non è poco, un inaspettato smuoversi dei cuori, un fecondo sciogliersi delle emozioni, un fiducioso lasciarsi andare nel mare del dolore dei tanti, tantissimi ammalati che hanno avvolto e contagiato il nostro essere lì, sotto una povera grotta senza pretese se non quella di custodire il nostro limite ed il nostro bisogno di buttarci tra le braccia della più tenera tra le madri…
Ecco cosa è stato il nostro viaggio a Lourdes, segnato dalle tappe “canoniche” di un pellegrinaggio alla grotta di Massabielle (preghiera del Rosario alla grotta, messa internazionale, via Crucis, bagno alle piscine, fiaccolata serale, confessioni…) e dal nostro ritrovarci quotidiano a parlare dei nostri limiti e dell’incontenibile voglia di superarli.
A loro ho chiesto, dopo un incontro di verifica sulla strada del ritorno a casa, di scrivermi qualche riga da condividere e su cui riflettere…Con il loro permesso, e senza fronzoli, la semplicità di questi pensieri e delle emozioni belle ed intense che sotto vi si nascondono adesso sono anche vostri. Gustateli…
dC
la testimonianza di Giovanni
Sono ritornato a Lourdes dopo sette anni con poche attese, il mio groviglio di preoccupazioni e paure, ma con il desiderio di vivere questo pellegrinaggio insieme ai ragazzi dell’Associazione il Prossimo e il Futuro con i quali condivido parte delle mie giornate. Ho sperimentato sin dall’inizio un sentimento di abbandono fra le braccia di Maria, uno sciogliersi e lasciarsi cullare da Lei nonostante le perplessità, le fatiche e qualche resistenza personale. Come condiviso con i ragazzi e con padre Roberto, che a Lourdes è impegnato in prima linea per la pastorale giovanile e che in questi giorni ci ha aiutato a vivere più da vicino gli appuntamenti principali che si svolgono all’interno del Santuario, torno da questo pellegrinaggio con un quesito che mi interroga e non mi lascia tranquillo:”ciò che si vive a Lourdes, specialmente nel Santuario, è solo una suggestione, più o meno bella, che dura il tempo di un pellegrinaggio, ma che non si può prolungare durante gli altri giorni perché, in fondo, la realtà è tutta un’altra cosa?”
Sapere di aver vissuto dei giorni seppur intensi di fede non prolungabili nella quotidianità mi lascia disilluso. In realtà posso dire che la grazia di questi giorni è stata per me quella di ritrovare un colloquio diretto con Gesù per il tramite di Maria attraverso la preghiera e in particolare la preghiera del Rosario, l’aver riscoperto un’esigenza del cuore che S. Agostino così ha definito:”Il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te”. Il fiume degli ammalati che ogni giorno ho visto partecipare con una serenità disarmante alle diverse celebrazioni mi ha dato la possibilità di ricalibrare la mia vita, quanto meno di osservarla da un punto di vista diverso. A Lourdes si incrociano i volti delle persone, quelli degli ammalati, quelli dei bambini, quelli delle persone che vengono da altri continenti e nazioni, quelli dei volontari, ma tutti hanno pari dignità e hanno da dire qualcosa. Le differenze, se è vero che esistono, sono soltanto dono di bellezza espressione della moltitudine e variegata umanità. Capita spesso di reincontrare durante il pellegrinaggio, in momenti diversi, quei volti prima sconosciuti, magari la persona che ti è a fianco durante la celebrazione della S. Messa Internazionale della domenica la ritrovi in preghiera sotto la grotta oppure in fila con te in attesa del bagno alle piscine o nella Cappella della Riconciliazione per le confessioni ed è bello sapere di aver fatto, condividendo, una fetta di vita in compagnia di chi come te è sofferente magari non solo nel corpo ma anche nello spirito.
…quella di Eduardo
Lourdes! Sono partito un po’ contro voglia perché da un lato mi seccava dover fare un viaggio così lungo, e dall’altro pensavo che quando vivo esperienze del genere mi metto a riflettere su me e su tutto quello che faccio e questa cosa mi pesa…
E infatti così è stato… Ho ascoltato te, don Carmine, quello che dicevi, ho ascoltato gli altri che abbiamo incontrato, come padre Roberto del sevizio giovani di Lourdes e padre Nicola coordinatore dei pellegrinaggi italiani, ho ascoltato i miei compagni di viaggio, ho osservato le persone e quello che dicevano anche senza parlare, e poi ho anche ascoltato me stesso e le domande che mi facevo e le risposte che cercavo o che mi venivano suggerite dalla mia mente e dal mio cuore. E qui ho fatto fatica perché non sono mai riuscito a scegliere tra mente e cuore. Anche in questo Lourdes mi ha aiutato, perché ogni volta che ascoltavo un pezzo di vita di Bernadette mi sono reso conto che quello che faceva lo faceva ascoltando il cuore; se avesse ascoltato soltanto la ragione non credo che avrebbe mai trovato la forza di
lavarsi con il fango o di mangiare erba alla grotta di Massabielle… E poi solo con il cuore, cioè solo amando si può sopportare tutto quello che una scelta comporta…
E quindi, tutto sommato, ne è valsa la pena andare a Lourdes e ne valsa la pena ascoltarmi….
..quella di Mario
Penso che ci siano diverse modalità con le quali poter lasciare una testimonianza di quanto si è vissuto, ancora di più se l’esperienza che si fa è quella di un pellegrinaggio. E allora, pensando a quanto vissuto con l’Associazione “Il Prossimo e il Futuro” a Lourdes dal 20 al 27 maggio, potrei stare qui a raccontare dei vari momenti che abbiamo vissuto, dal rosario pregato al cospetto della Madonna sotto la grotta alla fiaccolata serale con i flambeux, dalla partecipazione alla messa internazionale al bagno nelle piscine, dalla riscoperta di un sacramento come quello della confessione alla via crucis, dalla visita alla Citè Saint-Pierre all’incontro con Padre Roberto e Padre Nicola. Potrei essere ancora più dettagliato se raccontassi di alcune istantanee che porto con me, come la visita alla Citè Saint-Pierre, dove ho riscoperto per diversi istanti la bellezza dello stare a Tu per Tu con Lui, dove ho sentito forte un senso di pace e tranquillità che tanto mi mancava, dove ho riprovato il gusto per la celebrazione eucaristica svolta nella sua più profonda semplicità; ancora potrei parlare del cammino fatto con la fiaccolata serale, dove tutti insieme, fratelli di mille e più parti del mondo, camminavamo con una luce accesa tra le mani pregando…un’espressione di gioia che quanto più mi ha riempito il cuore di emozioni intense; potrei tentare di descrivervi i volti, di tanti sofferenti, allettati, persone che portano la croce ogni santo giorno e che erano lì, a darti un senso, a farti ricalibrare per un attimo il peso delle tue sofferenze, dei tuoi lamenti; potrei definire la “magia”, sebbene il termine non sia dei migliori per parlare di un posto così sacro come Lourdes, che si respira in questo ambiente, tale da farti dimenticare tutto; potrei e ancora potrei…
Eppure la mia testimonianza si vuole spingere oltre, perché l’esperienza che ho vissuto ha un messaggio ben preciso: “Lasciati andare”. Potrebbe essere racchiuso tutto in queste due semplici parole il mio pellegrinaggio a Lourdes, non tanto per semplificare o banalizzare il tutto, ma quanto più perché è quello che ho cercato di fare. Senza ombra di dubbio posso dire di essere partito con non pochi blocchi, con il freno a mano tirato per diversi motivi che ormai da tempo fanno a cazzotti dentro di me…eppure la “magia” di Lourdes, la sua aria di santità mi ha restituito la giusta dimensione, quella di chi ha bisogno di smuoversi, di cambiare passo perché ormai è da tempo che sto togliendo il respiro a me stesso. I veri miracoli sono anche questi, non solo quelli fisici; il prendere consapevolezza che c’è sempre un momento, una svolta cruciale per poter cambiare passo e ripartire. Un lasciarsi andare che non è quello di chi in maniera passiva, rassegnata, con un’apatia di fondo si abbandona ad una triste sorte, ma invece il lasciarsi andare di chi si rende conto di potersi affidare, andando oltre le proprie paure, le proprie ansie…Un’aria di cambiamento che parte da uno smuoversi innanzitutto all’interno di se stessi, poi verso gli altri e infine, soprattutto verso Dio. Sapere che c’è qualcuno capace di afferrarti e di prenderti nel palmo della sua mano, è la rassicurazione più grande capace di far cambiare passo, di dare nuova linfa alla mia vita.
…quella di Antonino
Questa esperienza vorrei racchiuderla in tre particolari momenti che mi hanno maggiormente colpito .
Il primo è quello di essermi reso conto che il mio è un piccolo mondo racchiuso di piccole cose, dinanzi a ciò che ho avuto il dono di vedere . Cioè la bellezza di quelle persone sofferenti , che nonostante tutto il loro dolore erano sorridenti e raggianti . Dinanzi a questo mi sono posto un interrogativo ed ho dedotto che tutto questo è racchiuso nell’amore della Madonnina verso la loro instancabile Fede.
La seconda cosa era vedere la Madonnina posta nella massima semplicità in quella Grotta senza tanti ghirigori. Ciò per me è stata l’immagine di cui io vorrei essere, cercando di rompere tutti gli schemi e gli equilibri e la tradizioni di cui sono incatenato.
La terza è racchiusa in due episodi strettamente personali, il primo era il canto dell’ Ave Maria di Lourdes con la quale più volte mi sono emozionato e mi è capitata una cosa unica e rara , piangere dall’emozione. Il secondo episodio è legato ad una frase che mi ha colpito di Padre Roberto : “Essere candele da consumarsi per fare luce agli altri” , questo è ciò che vorrei diventare .
Confido che quanto vissuto in questi giorni non passi nello scorrere della quotidianità in un dimenticatoio , ma che possa essermi di aiuto per capire e vedere il mondo da un’ altra prospettiva .
…quella di Michele
Appena siamo arrivati al santuario di N.S.Lourdes mi ha accolto una sensazione di pace e di serenità che mi ha permesso di mettermi in ascolto; per me che non sono abituato a pregare, è importante riuscire a trovare l’atmosfera giusta per predispormi alla preghiera. In un primo momento mi chiedevo se fosse stato giusto chiedere qualcosa per me e per quelli che mi avevano chiesto una preghiera, perché vedendo tutte quelle persone sofferenti, mi sono sentito molto piccolo e mi sono quasi vergognato: i miei problemi non erano nulla a confronto di quello che quelle persone devono affrontare ogni giorno. Domenica sera, giorno di Pentecoste, ascoltando due giovani americani che cantavano sul piazzale del Santuario al termine della fiaccolata ho avvertito la brezza che si alzava e mi si è aperto il cuore, ho trovato il modo di cominciare a pregare. Ho incominciato a chiedere e fare domande e ho sentito una presenza forte e rassicurante, ho avuto la sensazione di parlare con una persona reale, come quando parli con un familiare o una persona amica. Quando ho finito, mi è rimasta addosso una serenità che ancora adesso porto con me.
Lo so che certe cose vanno coltivate, ma spero che questo stato d’animo non vada via, e che riesca a pregare, e parlare liberamente come in quell’occasione.
…quella di Giancarlo
Comincio la mia breve riflessione dicendoti : ” Grazie!”.
Grazie per avermi fatto vivere questa profonda esperienza spirituale.
Grazie per avermi fatto conoscere nuove realtà.
Grazie per gli spunti di riflessione che mi aiutano a comprendere meglio gli altri e me stesso.
Quest’esperienza mi ha sicuramente arricchito,
porto con me il volto sofferente delle centinaia di persone che in pochi giorni ho avuto la possibilità di osservare,
porto con me il calore avvolgente di quelle immense fiaccolate al tramonto,
porto con me il senso di una globalizzazione più fraterna, il senso dell’unione che va al di là della razza e del colore della pelle che ho avvertito durante la Messa Internazionale,
porto con me la speranza di non dimenticare troppo presto il nuovo punto di vista, che quest’esperienza mi ha regalato, da cui ora osservo la mia vita,
porto con me il desiderio, la voglia di riconoscere ed affrontare i miei limiti,
porto con me la consapevolezza di essere un ragazzo fortunato.
Assistere alla processione di migliaia di persone, di ogni età, di ogni razza, sane o malate, che pregano tutte nello stesso luogo, alla stessa Madonna, fa credere che per ognuno di noi ci sarà di sicuro qualcosa di bello!
…e quella di Federico
Inizio con il ringraziare te, Carmine, per la bellissima esperienza che mi hai fatto vivere in questa settimana. Ripercorro i momenti più belli e vissuti, come la fiaccolata della sera con tante persone che cantavano e pregavano, o come il bagno, quando – stando lì seduto ad aspettare il mio turno guardando incuriosito le persone che entravano nella piscina – mi sono trovato a contatto con volontari che svolgevano il loro servizio alla vasca e mi hanno fatto sentire pronto con le loro parole rassicuranti “vai, ti manteniamo noi”, spingendomi a pensare che dovevo fidarmi di loro. Poi ci sono stai altri momenti importanti come la confessione e l’incontro tra di noi sul fiume Gave. La confessione era da molto tempo che non la facevo, avevo paura e anche vergogna di parlare con qualcuno, non sapevo neanche da dove incominciare; grazie allo schema per l’esame di coscienza mi sono sentito supportato in questa esperienza. Bello il nostro incontro serale sulla sponda del fiume…e dei nostri limiti, quelli da superare e quelli insuperabili. In quel momento avrei voluto parlare di un mio limite che ritengo insuperabile, ma non ci sono riuscito perché avevo paura, poi quando ne hai parlato tu mi sono sentito un po’ amareggiato perché non ero stato io a prendere l’iniziativa di parlarne. Mentre ne parlavi di questo limite apparentemente insuperabile Michele mi ha guardato e con il suo sguardo sembrava mi dicesse: perché non ne parli? Sulla via del ritorno in albergo ho riflettuto molto su questo fatto,e come ho detto anche agli altri nel nostro confronto a Sanremo, questo limite – la mia timidezza – lo vorrei far diventare da insuperabile a superabile, ma so che ci vuole tempo e so anche che non sarà facile.
Credo anche che in questi sette giorni penso si siano fatti più forti i legami tra di noi; anche quando mi sono ritrovato a spingere la carrozzella di un amico, sentivo di non dover pensare solo a me stesso, come faccio a volte, ma di aprirmi ad aiutare gli altri e il prossimo.
Queste sono le miei emozioni che resteranno per sempre impresse dentro di me.
C’è infine la testimonianza di Roberto….ma quella non ha bisogno di parole!