Chi sono gli Skuato Boys lo lasciamo raccontare alla testimonianza di un loro membro… Cosa significa “Skuato Boys” forse è doveroso chiarirlo. Dalle nostre parti talvolta i luoghi, nella lingua napoletana, vengono “ribattezzati” in modo popolare. A Sorrento Piazza Tasso fu chiamata dal popolo “miez Port” e la nuova Via degli Aranci “a via nova”… La Cattedrale, sede del Vescovo diocesano e per questo motivo chiamata anche il “Vescovado”, per la nostra gente era “’o scùato”. Da qui i ragazzi del Vescovado, ossia gli Skuato Boys, la cui storia nasce per gioco e per il gioco. Una storia di giovani raccontata così…
“Provare a spiegare cosa sia, in poche battute , l’esperienza degli Skuato Boys e della Caccia al Tesoro, può risultare un’ impresa talvolta più ardua che il provare a vincerla. Perché in effetti quello che si prova in quei giorni sfugge dalle parole e si va a collocare in un piccolo quanto dolcemente invadente spazio dellla propria memoria e rimane lì ,al caldo, per 12 lunghi mesi, come se fosse un qualcosa che deve aspettare solo un po’ di tempo in più per rinascere ogni anno, sempre uguale ma ogni volta nuovo, e che quando ritorna si manifesta in tutte le sue sfaccettature. Porta con sé aspettative, desideri, grinta, paura di non farcela, ma soprattutto voglia, quella di non lasciare nulla al caso, quella di impegnarsi fino all’ultima goccia di sudore, fino allo stremo delle proprie forze per afferrare un tesoro che va ben oltre l’oro. Per noi Skuato Boys, insomma, la caccia al tesoro non si riesce proprio a descrivere con qualche parole. Per noi, che siamo nati nel 2002 ma che ci sentiamo ancora giovani come se fossimo nati ieri, non è facile descrivere l’adrenalina che si sente. Noi che l’abbiamo vinta per tre anni (2005,2007 e 2010) e che ricordiamo le date solo perché connesse a grandi momenti di gioia e non perché pensiamo che siano i numeri a renderci grandi. Per noi, che non a caso siamo quelli “Mai Stanchi”, la caccia, seppur costantemente in attesa di esplodere in una sera di dicembre, è vita tutto l’anno. Per noi, Skuato Boys, la caccia è appartenenza, nel vero senso della parola. E’ sentirsi parte “rò squato”, di un gruppo, come a casa o nella propria famiglia e di conseguenza liberi di esprimere se stessi per ciò che si è, per la propria personalità, per le proprie conoscenze, per le proprie abilità, dalle più grandi alle più piccole, dalle più incisive alle più irrilevanti ma comunque necessarie. Per noi Skuato Boys essere cacciatori è SEMPRE possibilità di essere se stessi. Insomma, che tu sia un cacciatore o non, che tu abbia giocato la caccia al tesoro una volta o dieci, che tu sia grande o piccolo, adulto o ragazzo, alto o basso, entusiasta o cinico, se diventi uno Skuato… un po’ lo sarai per sempre. Perché è questo quello che noi siamo: una squadra fatta di colori, non quelli definiti, non di bianco o nero, giallo o rosso, verde o blu, ma di tante piccole sfumature che si mescolano tra di loro e che danno vita ad una magnifica e imprecisa (ma non per questo meno bella) opera d’arte.”